I pasti scolastici possono ridurre della metà l’impatto ambientale con semplici cambiamenti nella dieta

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Secondo una nuova ricerca, ridurre la carne e aumentare gli alimenti a base vegetale nelle mense scolastiche può ridurre drasticamente l’impronta ambientale – fino al 50%. Lo studio, condotto da ricercatori dell’Universitat Oberta de Catalunya (UOC), del Barcelona Institute for Global Health (ISGlobal) e di altre importanti istituzioni, ha esaminato le linee guida dietetiche utilizzate nelle scuole catalane per quasi due decenni. I risultati evidenziano come cambiamenti apparentemente piccoli nei menu scolastici possano produrre vantaggi significativi in ​​termini di sostenibilità.

Il passaggio verso pasti scolastici sostenibili

Per anni, le politiche alimentari nelle scuole si sono concentrate principalmente sul valore nutrizionale. Tuttavia, la crescente urgenza del cambiamento climatico e dell’esaurimento delle risorse richiede una prospettiva più ampia. I ricercatori hanno analizzato quattro versioni di linee guida dietetiche pubblicate dall’Agenzia di sanità pubblica della Catalogna (ASPCAT) – nel 2005, 2012, 2017 e 2020 – per valutare in che modo i criteri di sostenibilità hanno influenzato l’impatto ambientale.

I risultati mostrano una tendenza chiara: ogni aggiornamento incorporava raccomandazioni più attente all’ambiente, portando a un’impronta progressivamente inferiore. Le linee guida del 2020 hanno ridotto l’impatto complessivo del 40% rispetto al 2005, con alcuni indicatori – come la tossicità umana e l’uso delle risorse fossili – che mostrano riduzioni superiori al 50%.

Carne vs legumi: il nocciolo del cambiamento

Lo studio ha individuato nei secondi piatti, in particolare carne e pesce, i maggiori responsabili dell’impatto ambientale. Dando priorità alle proteine ​​di origine vegetale – legumi, fagioli, lenticchie – e diversificando l’assunzione di cereali, i pasti scolastici potrebbero ridurre il loro impatto ambientale di circa la metà. Non si tratta solo di ridurre le emissioni di gas serra; affronta anche la scarsità d’acqua, l’acidificazione e l’esaurimento delle risorse minerali.

Sebbene frutta e riso contribuiscano al consumo di acqua, i ricercatori sottolineano la loro importanza nutrizionale. Invece di eliminarli, lo studio suggerisce di sostituire il riso con cereali più resistenti al clima, riducendo ulteriormente la pressione ambientale.

Superare gli ostacoli all’adozione

Nonostante i chiari vantaggi, il passaggio a menù scolastici più sostenibili incontra resistenze. Uno dei maggiori ostacoli è la falsa convinzione che i pasti a base vegetale siano insipidi o inadeguati dal punto di vista nutrizionale. Un altro è la riluttanza dei bambini a mangiare cibi non familiari o sgradevoli.

Per superare queste barriere, lo studio sottolinea la collaborazione tra famiglie, personale scolastico e addetti alle cucine. Una presentazione accattivante, una cucina creativa e l’educazione sui benefici delle diete a base vegetale sono fondamentali per l’accettazione. È essenziale anche garantire che i menu mantengano l’equilibrio dei macronutrienti e la qualità nutrizionale.

Implicazioni per la Spagna e oltre

Sebbene lo studio si sia concentrato sulle linee guida catalane, i suoi risultati hanno implicazioni più ampie. Il recente regio decreto spagnolo che promuove un’alimentazione sana e sostenibile nelle scuole è in linea con questi principi. La ricerca offre spunti pratici per implementare cambiamenti simili a livello nazionale.

Lo studio conclude che spostare i pasti scolastici verso una maggiore sostenibilità non è solo fattibile, è necessario. Dando priorità agli alimenti di origine vegetale e riducendo la dipendenza dalle carni ad alta intensità di risorse, le scuole possono svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere un sistema alimentare più sostenibile e generazioni future più sane