Ricerche recenti rivelano che intensi incendi stanno sollevando particelle di fumo per chilometri nell’atmosfera, dove inaspettatamente raffreddano l’aria circostante – un fenomeno in gran parte non rappresentato nelle attuali previsioni climatiche. Un team di scienziati atmosferici dell’Università di Harvard ha effettuato le prime misurazioni dirette del fumo di incendi di cinque giorni nell’alta troposfera, a circa nove miglia sopra la superficie terrestre, e ha trovato particelle di aerosol inaspettatamente grandi.
Dimensioni delle particelle ed effetto di raffreddamento imprevisti
Il team ha pilotato un aereo ER-2 della NASA direttamente in un pennacchio di fumo proveniente da un incendio nel New Mexico pochi giorni dopo l’accensione. Gli strumenti a bordo hanno misurato la dimensione delle particelle, la concentrazione e la composizione chimica. I ricercatori hanno rilevato aerosol di circa 500 nanometri di larghezza, circa il doppio delle dimensioni delle tipiche particelle di un incendio ad altitudini più basse. Queste particelle più grandi sembrano riflettere la luce solare nello spazio in modo più efficiente rispetto a quelle più piccole, aumentando la radiazione in uscita dal 30% al 36%.
Questa maggiore riflessione crea un effetto di raffreddamento misurabile che non è preso in considerazione negli attuali modelli climatici. Lo studio suggerisce che il lento mescolamento dell’aria ad alta quota consente alle particelle di fumo di scontrarsi e coagularsi, formando aerosol più grandi e più riflettenti.
Implicazioni per la modellazione climatica
I risultati sollevano interrogativi su come gli incendi influenzano i modelli meteorologici regionali e globali. Il coautore dello studio John Dykema suggerisce che queste grandi particelle di fumo potrebbero alterare la circolazione atmosferica attraverso il riscaldamento localizzato, spostando potenzialmente i flussi di getto.
“Al momento non disponiamo di informazioni sufficienti per dire in che direzione potrebbero andare questi effetti, ma è chiaro che il fumo degli incendi ad alta quota è più complesso di quanto pensassimo in precedenza.”
Lo studio, pubblicato su Science Advances il 10 dicembre, sottolinea la necessità di perfezionare i modelli climatici per includere questi effetti degli aerosol ad alta quota. I modelli attuali potrebbero sottostimare l’impatto del raffreddamento dei grandi pennacchi di fumo degli incendi, distorcendo potenzialmente le proiezioni climatiche a lungo termine.
Perché è importante
Gli incendi stanno aumentando in frequenza e intensità in tutto il mondo a causa dei cambiamenti climatici, rendendo questa ricerca particolarmente rilevante. Rappresentare accuratamente l’impatto del fumo degli incendi nei modelli climatici è fondamentale per prevedere le tendenze future della temperatura, i modelli delle precipitazioni e la stabilità atmosferica complessiva. La scoperta di questo effetto di raffreddamento evidenzia la necessità di ulteriori indagini sulla complessa interazione tra incendi e processi atmosferici.
I risultati dello studio mettono in discussione l’ipotesi secondo cui gli incendi hanno sempre un effetto netto di riscaldamento sul clima, suggerendo che la loro influenza è più sfumata e richiede una modellizzazione più accurata.


























